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Le Leggende dei Santi della Valle

Molte leggende sono state tramandate sulla vita di Sant’Eldrado, abate dell’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea nel IX secolo, la cui esistenza ha però anche avuto carattere storico. A Novalesa, nei pressi dell’Abbazia, sorge una cappella sulle cui pareti sono affrescati gli episodi principali della sua vita, a partire dalla sua nascita nel “locus Ambillis” (oggi Lambesc, in Provenza), fino ad arrivare alla sua morte, in presenza di due “fratres contristati”. La sua figura è sempre stata oggetto di grande venerazione, tanto che, ancora oggi, molte leggende sono vive su questo Santo.

 

 Il sonno di Eldrado

Un giorno il Santo Abate, come era solito fare, si rifugiò in un ripiano molto selvaggio sito nel parco dell’Abbazia, poco discosto dall’attuale fontana, per meditare. Sedutosi sotto un albero, rimase colpito dal canto di un usignolo, tanto che si estraniò dal mondo esterno. Tornato in sé, andò verso l’Abbazia, bussò ma i monaci non lo riconobbero, ed anche l’Abbazia era diversa. Consultando i documenti dell’Abbazia si scoprì che erano passati trecento anni! Come riporta la scritta presente sull’affresco esterno sopra la porta della Cappella di Sant’Eldrado, Eldradus computat vitae melioris annos, Eldrado conta gli anni di una vita migliore. 

 

L’olio della roccia

Una volta c’era una grande miseria. Allora S. Eldrado, con un bastone, percosse una roccia e cominciò a scorrere, abbondante, l’olio. La gente, per ringraziamento, aveva fatto fare un mestolo d’oro che serviva per raccogliere l’olio miracoloso. I monaci dell’Abbazia dove era sgorgata la sorgente apprezzavano il dono del loro Santo Abate ma non seppero resistere alla tentazione di farne commercio. Come la miseria cessò, cominciarono a venderlo. Allora Sant’Eldrado fece sì che dalla sorgente non scorresse più olio, ma soltanto acqua. Ancora oggi, dalla roccia posta sotto la cappella dedicata al Santo Abate, scorre questa stessa acqua. 

 

La vipera nella gola 

Un giorno, due bambini stavano pascolando le mucche nella zona di Saruel e, poiché esse erano tranquille, si erano addormentati. Ad un tratto uno di loro si svegliò e vide che il compagno aveva una vipera in gola, attirata dall’odore di latte che usciva dalla sua bocca. Si mise ad urlare per la paura e poi, caricatosi l’amico sulle spalle, lo portò a casa. Anche la mamma del ragazzo si spaventò a morte, ma si mise a pregare Sant’Eldrado, implorandolo di liberare suo figlio. Avvoltolo in panni caldi, lo accompagnò alla cappella del Santo nell’Abbazia e si inginocchiò a pregare. Poco dopo la vipera uscì dalla bocca del bambino e se ne andò nel bosco vicino. 

 

Il miracolo dei serpenti

Ben raffigurato nella parete destra della prima campata, il miracolo dei serpenti riguarda la città francese di Monêtier-les-Bains, presso Briançon, infestata da pericolose serpi. Eldrado si recò in questa regione e, dopo aver recitato una preghiera, con una ferula in mano prese a girare per tutto il villaggio. Raccolse tutti i serpenti, li radunò in un piccolo avvallamento e comandò loro, in nome di Dio, di restarvi per tutti i giorni a venire. Poi aggiunse: “Ma se mai vi capitasse di uscire da qui, vi impongo, in nome del Signore, di non nuocere ad alcuno”. Da quel giorno, tutte quante le serpi obbediscono. E quando la gran calura le brucia, si scorgono striscirae liberamente per il villaggio, entrare nelle case, spingersi sino ai focolari, starsene tra due sdraiati nel letto o dormire nella culla di un bambino senza fare alcun male. 

 

Le origini dell’Abbazia di Novalesa

Narra il Chronicon novaliciense, un testo redatto da un monaco anonimo nella metà del XII secolo, come una nobile matrona romana di nome Priscilla, parente di Nerone, per sfuggire alle persecuzioni che Nerone attuava contro i Cristiani, si rifugiò in Piemonte, accompagnata da altri che segretamente professavano la sua religione, fra cui Elia e Mileto, che dalla Palestina avevano seguito San Pietro. Giunta in Piemonte, Priscilla scelse come luogo di dimora la solitaria Valle di Susa, allora nascosta alla vista dei viandanti. La santa compagnia giunse a Susa, dove fu ben accolta da Burro, parente di Priscilla e governatore di tutto il Piemonte, e dai cittadini di Susa, per la considerazione che avevano di lui e per i meriti di Priscilla, dei Santi Elia e Mileto e di tutti i Cristiani. Soggiornarono in questa Valle per qualche tempo, finchè conobbero la zona; trovarono allora molto gradevole la valle della Novalesa, subito vicina (ed i suoi abitanti cortesi e benevoli, d’una bontà spontanea e di piacevole aspetto) ed adatta a ritirarvisi per attendere al servizio di Dio. Elessero dunque la detta Valle a loro dimora e, non meno cortesemente che in Susa, furono ricevuti dai suoi abitanti, che li accolsero nel loro numero come liberi cittadini del Paese, li resero partecipi dei loro fondi e beni e li nutrirono convenientemente, fornendoli di tutto quanto era necessario per il loro sostentamento. Poiché erano stati condotti lì dallo Spirito Santo per la salvezza di quella regione, da genti apostoliche quali erano, che vivenano in terra solo con il corpo e con lo spirito in cielo, essi si scelsero un luogo remoto della regione, dalla parte del mezzogiorno, ai piedi di una foresta grande e su di una costa lontana dal passaggio degli stranieri, dove c’era una torre alta e possente e senza dubbio delle abitazioni nei dintorni. La santa compagnia predicò ai Nemaloni, abitanti di quella regione, la fede cristiana e la legge evangelica. In questa Valle, venne a far visita a Priscilla San Pietro, che la consolò e benedì tutti quei Cristiani, esortandoli alla pietà ed alla costanza nella confessione del nome di Cristo. Quando vennero a sapere della sua morte, innalzarono una chiesa in suo onore e la chiamarono Chiesa di San Pietro Apostolo, ed a tutt’oggi essa ne conserva il nome. Dopo che i Santi romani si furono stabiliti là, essi cambiarono il nome a quel luogo, che si chiamava, a detta di molti, “Ocelo”. Il Paese si chiamò dunque Novalesa, per indicare la nuova legge (nova lex) e la nuova luce (nova lux), portata dalla fede e dalla religione cristiana. Una delle sante ossa di San Pietro, si narra, fu trasportata da Roma a Novalesa da una monaca che, stremata per il lungo viaggio, si fermò a dormire in una capanna. Ma un signore della Gallia, che intendeva andare a Roma, smarrì la strada proprio nella regione della Novalesa. Uno dei suoi servi vide il fumo che usciva dalla capanna della monaca. Il signore, con il suo seguito, si recò presso di lei, la quale gli mostrò la santa reliquia. Poiché il signore non credeva, la monaca prese due coppe, una di vino ed una d’acqua. Quest’ultima, a contatto con la reliquia, si mutò in vino. Alcuni raccontano che quel signore era Abbone, patrizio romano, fondatore dell’Abbazia di Novalesa. 

Sant'Eldrado

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