I Santi della Valle
Beato Edoardo Giuseppe Rosaz
Mons. Rosaz nacque a Susa il 15 febbraio 1830 da genitori emigrati da Termignon, in alta Maurienne, e fu vescovo di Susa tra il 1878 e il 1903, anno in cui morì. Il 14 luglio del 1991 fu beatificato a Susa da Papa Giovanni Paolo II. Ancor prima di divenire sacerdote egli indirizzò la sua spiritualità verso l’ideale francescano, aderendo al Terz’Ordine prima di divenire diacono. Egli fece del donare senza ricevere uno scopo di vita, aiutando chiunque richiedesse il suo intervento. In quest’ottica nacque la sua volontà di dare un tetto alle ragazze fuggite di casa, sole o abbandonate, che trovò una realizzazione concreta nella fondazione del suo “Ritiro”. Dopo l’elezione a vescovo, avvenuta il 26 dicembre 1877, egli si prodigò per un profondo rinnovamento della Diocesi, favorendo l’insediamento in valle dei Salesiani, dei Frati Minori Conventuali, delle Suore di san Giuseppe, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, e fondando egli stesso una congregazione, quello delle Suore Terziarie Francescane. Tre ragazze da lui accolte nel Ritiro furono le prime a vestire l’abito. I suoi modelli furono don Bosco, con il quale intrattenne amicizia, il Cottolengo, Rosmini. Il suo ideale, ogni giorno messo in pratica, era quello di creare una chiesa per i poveri. Ogni ragazza che intendeva prendere i voti e diventare una suora terziaria francescana, doveva essere animata dalla volontà di lavorare per il prossimo, per i più deboli: rischio e fede contraddistinguevano le religiose di questa Congregazione. Fede in Dio e rischio perché le risorse per aiutare gli altri erano poche e non garantite. Dunque una dolcezza ferma ed una fermezza dolce animavano il Beato Rosaz e le religiose. Una frase evangelica che egli citava spesso era: “Se avrete fede, potrete dire a quel monte spostati e quel monte si sposterà”. Tra le altre opere che egli compì ci furono anche la Chiesa del Suffragio, a Susa, per dare maggior decoro alle funzioni funebri, e la fondazione del giornale locale “Il Rocciamelone”, vivo ancor oggi con il titolo “La Valsusa”. La carità è stata dunque il principio fondamentale del Beato Rosaz, un vescovo che amò la sua terra.