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I Santi della Valle

San Giusto Martire

San Giusto, titolare della Cattedrale di Susa, è il Patrono principale della Diocesi. Su di lui si tramandano interessanti leggende, ma la sua vita è storicamente documentata. Tutto ciò che si sa intorno all'origine ed alla famiglia di San Giusto è contenuto nell'epitaffio trovato sotto il suo capo quando si aprì la tomba in cui era rinchiuso, un secolo dopo il suo martirio (avvenuto nel X secolo): "Qui giace Giusto, monaco, fratello di Leone, compagno di S. Pietro il vero". Il testo è molto enigmatico e gli studiosi si son divisi sulle interpretazioni circa l'identità di tale Leone e circa l'espressione "compagno di S. Pietro il vero", senza riuscire a fornire una lettura definitiva.

Di sicuro si sa che San Giusto fu monaco all'Abbazia di Novalesa, in cui occupava una carica importante, si può supporre quella di procuratore o cellerario. A lui, infatti, fu affidata la difficile missione di custodire l'Abbazia in mezzo alla confusione ed al disordine causato dall'arrivo degli infedeli. Infatti, colui che era destinato a rimanere fino all'ultimo momento nel monastero abbandonato ed a curare l'esecuzione dei lavori più indispensabili per mezzo delle persone di servizio era il procuratore. Il cellerario, invece, si occupava della direzione e della verifica dei lavori, oltre che dell'ospitalità. 

Dunque San Giusto rimase, con San Flaviano, a custodire il monastero, non per aspettarvi i Saraceni, come alcuni credettero, ma per rimanervi finché fosse stato possibile. Nell'incertezza del momento in cui l'orda devastatrice doveva giungere e nell'ignoranza dei progetti che la muovevano verso Novalesa, era necessario continuare ad amministrare i beni dell'Abbazia e di attendere alla cura religiosa delle popolazioni del vicinato. 

Sopraggiunti dunque i Saraceni, San Giusto e San Flaviano si rifugiarono a Beaulard e quindi, vedendo il martirio dei Cristiani ad Oulx, andarono anche loro incontro alla morte. Il primo spettacolo che là si presentò loro fu l'uccisione di un vecchio monaco. Questi veniva scorticato vivo dai Saraceni che speravano, con quell'orribile tormento, di fargli confessare i luoghi nei quali erano nascosti i loro tesori e le vettovaglie. Poiché il monaco rispose che i loro tesori erano i digiuni, le orazioni, il disprezzo delle ricchezze e le loro vettovaglie erano le oblazioni dei fedeli, i Saraceni lo uccisero trafiggendogli il corpo con una lancia. San Giusto, alla vista di tale spettacolo, pianse e disse a quegli uomini empi: "E come mai ardite voi a lavarvi le mani nel sangue cattolico, ed infierite contro la viva immagine di Dio? Come non temete che lo sdegno di chi creò l'uomo a sua immagine si faccia sentire ai vostri danni?". Allora i Saraceni si infiammarono d'ira ed uno di essi con la spada lo ferì sul capo, tanto da fargli uscire le cervella, mentre, un altro, gli trapassò le viscere ed un terzo gli staccò la testa dal busto. Infine, i Saraceni gettarono il corpo del Santo in un pozzo profondo con altri corpi di martiri, affinché i Cristiani non venerassero le loro reliquie, riempiendo poi il pozzo di pietre. I Cristiani, però, successivamente, seppellirono i corpi dei martiri nella Cappella di San Pietro, che si trovava lì nei pressi. 

Successivamente, nel 1029, le reliquie di San Giusto vennero trasportate da Oulx a Susa, nella Cattedrale, appena fondata da Olderico Manfredi.

La festa di San Giusto si celebra il 19 ottobre. 

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